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durata video:
05:33
intervistatore:
Ruth Deutschmann
fotografia:
Benjamin Epp
copyright location:
Innsbruck
data della ripresa:
2008-06-17
traduzione inglese di:
Sylvia Manning - Baumgartner
traduzione italiana di:
Nicole D´Incecco
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1943
trascrizione:
Conobbi mio marito in Alto Adige. Fu durante la guerra, quindi nel 1944; nel `43. Suonava nella banda degli ottoni Hoch- und Deutschmeister, quando l`ho conosciuto. Io cantavo nel coro e loro suonavano lì, nella cantoria della chiesa. E un`anno dopo ci sposammo. Però dovette partire quasi subito per il fronte. Dovette andare via dall`Alto Adige, al fronte. E non lo sentii per tre anni. E dopo tre anni tornò in Alto Adige; Venni a sapere che viveva a Vienna e che stava aiutando la sua famiglia a trasferirsi da Nikolsburg a Vienna. Aiutò sua madre; sua madre era molto malata, e quindi ci portò per prima sua madre e sua sorella. E non aveva il permesso di varcare il confine zonale per il Tirolo; non poteva. Nessuno lo poteva fare all`epoca. I russi e gli inglesi gli dettero il permesso - no, i russi e i francesi lo permisero, ma gli inglesi dissero: No, no, no, no. E dopo tanto tanto su e giù riuscì ad andare in Tirolo. E dopo venne in Alto Adige. Potè starci per poco tempo, dovette subito ripartire, perché apolide. E dopo aspettò quì a Innsbruck e sperava, che potessi raggiungerlo là. E poi sono; è una storia troppo lunga. Com`è andata, lo può leggere quì. Sono andata a Innsbruck, cercammo per tre giorni un appartamento ma non trovammo nulla. Fu inutile. E poi vidi da qualche parte che c`era un`ufficio per gli altoatesini e allora ci andai. E mi assegnarono al campo per gli altoatesini ad Eichat presso Hall. Passammo cinque anni in questo campo. Nel frattempo avevo già; prima che mio marito fosse partito per il fronte, avevo già avuto il mio primo bambino. E nel campo ebbi il secondo. Fu un periodo molto brutto. E se non fossimo andati così bene d`accordo, sarebbe probabilmente finito male. Mio marito era disoccupato. Ho - - - beh, soffrimmo molto la fame. Perché dovevamo mangiare i pasti della cucina del campo; Dovevamo vivere di quello che ci davano da mangiare là e il capo del campo vendette, come avevamo appreso più tardi, tutta la carne e il grasso al mercato nero, così che vivevamo praticamente di brodo d`acqua. Poi mi presi una malattia polmonare. Rimasi per molto tempo in ospedale, e in quel periodo uscì il progetto per un complesso residenziale quì. Era progettato dal vescovo Rusch insieme alla Caritas, e dovevano dar alloggio a 40 famiglie. E se ne poteva fare richiesta. E mio marito diceva ogni volta: „No, non ci faccio domanda, non ci daranno comunque niente, vedrai che non ci daranno comunque niente.“ E quando ero in ospedale; rimasi due mesi in ospedale, lo pregai così tante volte, che alla fine fece la richiesta. Dopo svelarono, chi avrebbe ricevuto un appartamento. Posso prendermi un bicchiere d`acqua? Noi non eravamo sulla lista. E quindi mio marito disse: „Hai visto, te l`avevo detto che non ci avrebbero dato niente, che non saremmo stati fortunati.“ E dopo un pò mi chiamò la Caritas e mi pregarono di passare da loro. E ci andai e lì ci fu una certa dottoressa Fischer, una persona molto amabile e mi disse: „È possibile, lei può avere una casa, perché l`uomo, che l`avrebbe dovuta ricevere, l`ha rifiutata, perché non ci poteva portare i suoi maiali.“ Dio benedica i maiali! E quindi ricevemmo la casa. Per me fu; non le posso neanche dire cosa significò per me. Perché la vita nel campo; non solo la vita nel campo era triste, ma anche la gente ti guardava male, „quelli del campo, quelli del campo“. I contadini di Absam erano molto, beh, lasciamo perdere.